sabato 6 settembre 2008

Grembiulino, quaderno e cesto della merenda.

Questa mattina (era proprio tardi ieri quando mi sono messo a scrivere, così in verità posto oggi, ma questo l'ho scritto ieri) ho parlato con alcuni di voi. Se mi avete visto tranquillo, vi siete sbagliati. Ero agitato, quasi come se fosse il primo giorno di scuola.
Sono arrivato a scuola alle 12 più o meno. Il check-in, o insomma il primo appuntamento era programmato tra le 10 e le due del pomeriggio. 
Così ho avuto il tempo di entrare, fare le pratiche, prendere il librone rosso, salire al terzo piano dove mi aspettava Anita. Anita è il capo del corso di produzione, è una donna di circa 45-50 anni. Il suo discorso è stato piuttosto preciso: quello di produzione è il corso più tosto di tutti. Dovrete avere a che fare con i soldi, con lo sceneggiatore, con il regista, cameraman, luci, macchina, dovrete avere sotto controllo tutto, seguendo almeno 3 progetti alla volta. dovrete leggere, essere aggiornati sulle novità, sui festival, su tutto ciò che riguarda il media production. Non sarà facile, molti abbandonano nelle prime settimane, ma chi esce di qui trova la sua strada. Il producing è un lavoro duro, ma dà soddisfazioni e fa guadagnare bene.
Quando sono entrato nella stanza eravamo in 4. Piano piano alla spicciolata sono entrati altri, alla fine eravamo circa una decina. Abbiamo proseguito parlando di quali sono i nostri film preferiti, e per ogni film abbiamo cercato di stabilire quali fossero i punti cardine che potessero far guadagnare a livello di botteghino e quale potesse essere l'audience.
Poi liberi tutti, per un ora. E' stato allora che mi sono reso conto di essere davvero nel meltin'pot.

La parte di classe con cui mi sono trovato era così composta:

  • Un Francese
  • Due italiani (uno ero io)
  • Un italo-americano del New Jersey
  • Un brasiliano
  • Una cinese trapiantata in inghilterra
  • Un sudafricano
  • Un New Yorker del queens
  • Tre spagnoli
  • Un congolese
Questi sono quelli con cui sono andato a pranzo.
La classe di producing è molto più grande, sono circa 30 persone, ma siccome l'orario di arrivo era flessibile, alcuni sono arrivati prima, ma la maggioranza è arrivata dopo.
Così ho portato la compagnia nel mio ristorante preferito, quello con la connessione internet, ed abbiamo chiaccherato un pò ci siamo scambiati i numeri di telefono, e le prime impressioni.
Sono quasi tutti più giovani di me, ma non quelli che sono nella lista qui sopra.

Il sudafricano che inizialmente sembrava molto simpatico si è dimostrato una colla. Poi vedremo. Alle 4 altro meeting, Producing meet Screenwriting. A turno ci siamo alzati in piedi ed abbiamo detto nome, provenienza ed esperienze. 
E' stato allora che mi sono reso conto che la torre di babele che era stato il pranzo era solo la punta dell'iceberg. Si sono presentati russi, montenegrini, coreani, giapponesi, cinesi, vietnamiti, messicani, peruviani, ugandesi (si scrive così?), indiani, polacchi, cechi, danesi, svedesi, e altri che non ricordo.
 Dopo ci siamo spostati in un altra stanza solo con il gruppo di producing, e lì la chair of production (direttrice del corso di produzione) ha più o meno riportato la stessa solfa di prima. Ha aggiunto alcuni particolari sul libro rosso, che è quello che ci hanno consegnato all'ingresso e che dopo aver pubblicato questo post mi metterò a studiare. E' un libro di divieti, regole e indirizzi utili. 
Una volta fuori erano quasi le 8, ora di cena. Un pezzo di gruppo lo abbiamo perso ma ne abbiamo trovato un altro, e con loro siamo andati a vedere l'inizio di un festival chiamato NYC united.
Il festival si apriva con un documentario basato sulle world series di beer pong, che giungeranno quest'anno alla terza edizione.
Per chi non lo conoscesse, il beer pong è un gioco tipicamente da college. Si prende un tavolo da ping pong, alle estremità del tavolo si posizionano 10 bicchieri come se fossero birilli da bowling, si riempiono a metà di birra e poi si tira una pallina per centrare il bicchiere. Se centri il bicchiere, l'altra squadra beve. Vince chi centra tutti i bicchieri.
Interessante, ma 90 minuti sono troppi. in 45 c'era già tutto.
A questo punto sono diventato il migliore amico del sudafricano, che non mi si è più scollato da di fianco. Vabbè, dopotutto è un bravo ragazzo.
Una birretta in un posto dove ci facevano entrare tutti (vita dannata per i ventenni in america) e poi tutti volevamo andare a nanna. Prima però è venuta giù un sacco di acqua. così abbiamo aspettato un oretta, poi ci siamo mossi.

Così, se dovessi trarre un bilancio da questa prima giornata, direi che sono contento. La classe è giovane, mista come etnia e c'è molta energia.
La scuola sembra cazzuta, questo mi piace, sicuramente arriveranno momenti difficili, ma per ora tutto liscio come l'olio.

Ah, vi lascio con il soprannome che mi ha affibbiato il congolese, che si chiama Hervè, ma che si fa chiamare H. Per lui sono diventato D Man...
A presto.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Epifania domenicale: quando tornerai, prenderemo tutto il bellissimo girato del nostro documentario, e lo rimonteremo da zero. Poi tu lo porterai ad un festival, vinceremo e saremo tutti felici e contenti.

Anonimo ha detto...

mai sottovalutare l'uomo del Jersey, ricordatelo!!!

Fabio Fava ha detto...

..nota a margine del blog: niente di più di più mirabilmente dannoso di un'alleanza niuiorchese Uaz-SupaSelmi..:D

Anonimo ha detto...

Dman

studia...
e fai le cose giuste...
non scrivere cacate come nella tua tesina...
cerca di capire come funziona...
e poi fatti sentire...
che di lavoro ce n'e'...
;)

Anonimo ha detto...

Meraviglioso immaginarti con il Grembiulino!